Il capitale territoriale come porta d’accesso al progetto e al design del territorio

AutorCarlo Franzato
Páginas19-30

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1 Globalizzazione e progetto del territorio

Negli anni novanta12 globalizzazione era un termine fresco e di tendenza, usato per spiegare il presente o per predire il futuro. “Global” o “no global”? La globalizzazione è stata letta in chiave entusiasta dagli economisti più audaci, in chiave nefasta dai detrattori del liberalismo incontinente o dai protettori del locale (KLEIN, 2004).

Oggi, però, giunti alla terza crisi globale in una decina d’anni (net-economy allo scadere del millennio, 11 settembre 2001, oltre all’attuale), è necessaria una rilettura del fenomeno per metterne in luce il significato reale e potenziale. La globalizzazione non è più un ideale giusto o sbagliato, ma, perdendo buona parte del suo fascino, è diventata un dato di fatto.

La globalizzazione, ossia, è semplicemente il nuovo assetto geografico con cui devono confrontarsi sia i governi centrali e le grandi multinazionali, sia le amministrazioni comunali più piccole ed i commercianti sotto casa. Le prospettive dei territori e le loro relazioni sono radicalmente cambiate in seguito ai fenomeni che la contraddistinguono, come, in primis (FARRELL et al., 1999):

  1. Maggiore permeabilità delle frontiere (o loro totale caduta);

  2. Crescita degli scambi commerciali e dei movimenti di capitali;

  3. Maggiore circolazione degli uomini e delle idee;

  4. Diffusione e internazionalizzazione dell’informazione; e

  5. Generale innalzamento delle conoscenze e delle tecnologie, in specie nel settore delle ICT.

Tale cambiamento ha profondamente inciso sulla dimensione locale. Precedentemente, infatti, questa trovava la sua naturale collocazione all’interno della scala regionale (o macro-regionale). Una scala relativamente comoda e tranquilla, in quanto conosciuta e discretamente regolamentata da vere e proprie leggi o dalle regole informali del buon vicinato.

In seguito alla globalizzazione, viceversa, le barriere regionali sono repentinamente cadute ed il locale si è trovato, spesso gravemente impreparato, nell’incognita scala globale.

Si aggiunga che altre caratteristiche dell’attuale fase economica, profondamente correlate alla globalizzazione e alle sue dinamiche, amplificano la sensazione di spaesamento del locale. Nell’economia della conoscenza e nel capitalismo delle reti, la capacità di stringere relazioni inter-territoriali che superino la prossimità fisica diventa un fattore di vantaggio competitivo tra i più importanti per il marketing dei territori (RULLANI, 2004 e VALDANI; ANCARANI, 2000).

Nell’attuale fase economica, le reti corte dei rapporti intrattenuti tra i soggetti di una stessa comunità locale e tra soggetti di comunità prossime, diventano marginali sia per sviluppare innovazione, che per attrarre investimenti, risorse umane qualificate o turisti. Diventano decisive, piuttosto, le reti lunghe,Page 21 ossia le «reti di circolazione e riproduzione cumulativa del capitale finanziario e informazionale trans-nazionale, attraverso cui si esercita un’azione di controllo strategico sull’economia, la società, la cultura» (DEMATTEIS G. et al, 2000, p. 90). Certo «la globalizzazione non annulla il vantaggio della prossimità fisica, ma obbliga a dimostrarne il valore» (FARRELL et al., 2001, p. 14).

Oggi, pertanto, si offrono ai territori nuove opportunità di scambi economici e culturali, le quali, però, possono facilmente trasformarsi in minacce, specie per i territori che sono relegati ai margini dello scacchiere politico-economico internazionale.

Potenzialmente un qualsiasi territorio, anche il più remoto, può proporre in uno scenario di scala globale le proprie idee, le proprie istanze e le proprie merci, effettuando scambi con territori situati in altri continenti. Ma non è detto che quel territorio sia in grado di sfruttare queste nuove potenzialità traendone effettivo profitto: la globalizzazione, infatti, aumenta la disponibilità di opportunità, ma per accedervi è necessario possedere appropriati strumenti culturali e tecnologici. Ne consegue la minacciosa crescita di un divario culturale e tecnologico tra individui, generazioni, classi sociali, territori, nazioni, ecc. (RICE, 2002).

Le realtà ai margini dello sviluppo, quindi, rischiano di rimanere immobili, mentre le realtà più evolute si servono delle nuove opportunità e accelerano esponenzialmente il loro sviluppo. La globalizzazione, cioè, moltiplica la risonanza dei rapporti (o dei non rapporti) tra territori, di scambio e di collaborazione, ma anche di competizione. La globalizzazione, in definitiva, ha portato ad una difficile competizione tra territori che spesso sfocia in una sfida muscolare per l’affermazione sugli altri, piuttosto che a circoli virtuosi di sinergico e progressivo miglioramento generale.

Per guidare le scelte che sottendono allo sviluppo dei territori, allora, diventa necessario adottare un approccio fortemente progettuale, che metta a sistema le potenzialità del locale e, a partire da queste, sviluppi strategie per una crescita coerente sia alla dimensione temporale (per uno sviluppo duraturo e sostenibile), sia alla dimensione spaziale (per uno sviluppo, se non di respiro globale, per lo meno cosciente della nuova scala geografica del confronto tra i territori). In un articolo che si occupa proprio del progetto territoriale, in via di pubblicazione, questo è stato definito come:

processo creativo atto a determinare una serie di azioni territoriali consapevolmente orientata ad uno scopo, basata su risorse limitate e conseguentemente ordinata, dove le risorse limitate fanno parte del capitale territoriale e lo scopo è genericamente lo sviluppo locale (FRANZATO, 2009, p. 3).

Assumendo questa definizione, il capitale territoriale diventa la base di partenza per sviluppare quell’approccio progettuale necessario per misurarsi nella competizione tra i territori.

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2 Progetto del territorio e capitale territoriale

Il progetto del territorio è una materia ancora poco conosciuta e molto complessa, la quale meriterebbe senza dubbio un’analisi approfondita. In Europa è particolarmente interessante l’opera della cosiddetta scuola territorialista italiana, nata nei primi anni ’90 in Italia da un fortunato incontro tra esperti in urbanistica e sociologia.

In questa sede siamo costretti a passare rapidamente in rassegna il progetto del territorio per approfondire specificamente il ruolo del capitale territoriale e l’importanza della sua composizione...

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